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venerdì 29 aprile 2016
Critica - recensione
Con i suoi delicati versi, Maria Rosa Cugudda, in questa sua seconda raccolta di poesie, "Inesplorato lago"
ritorna al tema classico dell'Identità, ricorrente nella letterattura, nell'arte e nella cultura della Sardegna.
Le parole che compongono la tessitura poetica, sono tipicamente "femminili", nell'accezione migliore del termine, rimandando alle problematiche dell'accoglienza e di una densa e diffusa empatia verso l'Altro.
Questo sentimento, che pervade numerose liriche, tende ad espandersi dall'incontro con - il - diverso
- da - Sè a una dimensione più ampia e generalizzata che va oltre la realtà collettiva e sociale.
Emigrata per scelta sentimentale dalla Sardegna, la sua terra, "la terra del suo cuore", paese volatile,
invisibile, lontano e insieme presente, non cessa mai di esistere nell'Io della scrittrice, non cessa mai di filtrare
la nuova realtà, pur benevola ed accogliente.
Così l'Isola natale, con il suo ineguagliabile mare, con i suoi colori e i suoi profumi, ritorna nel ricordo
di una infanzia felice, in un "dove" primario che è radice e posto nel Mondo.
E questo filone sotterraneo, carsico, riaffiora continuamente e si esprime nel ritmo e nella magia poetica.
Identità, dunque: non come limite chiuso e precludente, ma identità come relazione aperta e dialettica con
la realtà naturale, sociale e culturale che ci circonda.
Nereide Rudas
neuropsichiatra e docente università di Cagliari
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