Benvenuti nel mio Blog dove potete leggere le mie poesie, pensieri, articoli, recensioni, eventi, etc. Vi invito a seguirmi numerosi. Buona lettura!
domenica 31 dicembre 2017
POESIA
Ma poi, in fondo, cos'è veramente la poesia?
Forse una storia raccontata e abbandonata su acqua di carta? O nascosta e custodita nel fondo di un bicchiere di respiri tramutati in gocce? O forse una maschera dipinta di rosso che ha dimenticato il copione?
Non sarà invece, la poesia, la verità che ci portiamo cucita addosso e di cui tutti abbiamo forse paura?
E quando la verità avrà vinto, beh, allora, non ci sarà più neanche la paura. E rimarrà solo poesia.
Premio
Anche dopo tempo... " Inesplorato lago" continua a suscitare emozioni...
PREMIO NAZIONALE 2017
Poesia edita
Leandro Polverini - Città di Anzio
PREMIO NAZIONALE 2017
Poesia edita
Leandro Polverini - Città di Anzio
Gentile poetessa, Maria Rosa Cugudda, siamo lieti di comunicarle che il
suo libro di liriche "INESPLORATO LAGO" all'esame della giuria ha
ottenuto l'assegnazione del 5^ posto nella sezione "Poesia cosmica" con
la seguente motivazione:
L'Autrice sarda con questa raccolta dimostra che la poesia non è sepolta, come pensano tanti, ma vive clandestinamente in ognuno di noi. Infatti, la precisione delle parole e l'invenzione della sintesi fulminea abbozzano un minimalismo letterario accattivante, dai toni carveriani. Frammenti estatici o desolati sono giustapposti, in una cosmica successione vertiginosa, a stati contemplativi, laddove la poetessa sembra muoversi in un quotidiano strano che spinge all'attenzione costante verso ogni momento del vissuto, per creare nel lettore un'attesa di senso.
Anzio 26 - novembre - 2017
Il presidente della giuria
Tito Cauchi
L'Autrice sarda con questa raccolta dimostra che la poesia non è sepolta, come pensano tanti, ma vive clandestinamente in ognuno di noi. Infatti, la precisione delle parole e l'invenzione della sintesi fulminea abbozzano un minimalismo letterario accattivante, dai toni carveriani. Frammenti estatici o desolati sono giustapposti, in una cosmica successione vertiginosa, a stati contemplativi, laddove la poetessa sembra muoversi in un quotidiano strano che spinge all'attenzione costante verso ogni momento del vissuto, per creare nel lettore un'attesa di senso.
Anzio 26 - novembre - 2017
Il presidente della giuria
Tito Cauchi
lunedì 25 dicembre 2017
domenica 24 dicembre 2017
Dona pace
Gesù dona pace ad ogni cuore
luce a chi si consuma nelle tenebre
amore a chi mai lo ha conosciuto
speranza a chi non vede
consolazione a chi nella solitudine muore
pace a chi vive in guerra nel proprio cuore
fede a chi non conosce la sua potenza.
Gesù dona ad ogni uomo
un cuore simile al tuo.
luce a chi si consuma nelle tenebre
amore a chi mai lo ha conosciuto
speranza a chi non vede
consolazione a chi nella solitudine muore
pace a chi vive in guerra nel proprio cuore
fede a chi non conosce la sua potenza.
Gesù dona ad ogni uomo
un cuore simile al tuo.
lunedì 18 dicembre 2017
Sardegna
Dense di celidonie e di spineti
le rocce mi si drizzano davanti
come uno strano popolo di atleti
pietrificato per virtù d'incanto:
sotto fremono al vento ampi i mirteti
selvaggi e gli oleandri fluttuanti,
verde plebe di mani; giù pei greti
van l'acque della Spendula croscianti.
Sopra, il grigio, eguale all'umidore
della pioggia un'acredine di effluvii
aspra esalano i timi e le mortelle.
Nella conca verdissima un pastore,
come un fauno di bronzo, erto sul calcare,
guarda immobile, avvolto in una pelle.
Gabriele D'Annunzio
Quel pastore... era, anche, il mio adorato padre!
le rocce mi si drizzano davanti
come uno strano popolo di atleti
pietrificato per virtù d'incanto:
sotto fremono al vento ampi i mirteti
selvaggi e gli oleandri fluttuanti,
verde plebe di mani; giù pei greti
van l'acque della Spendula croscianti.
Sopra, il grigio, eguale all'umidore
della pioggia un'acredine di effluvii
aspra esalano i timi e le mortelle.
Nella conca verdissima un pastore,
come un fauno di bronzo, erto sul calcare,
guarda immobile, avvolto in una pelle.
Gabriele D'Annunzio
Quel pastore... era, anche, il mio adorato padre!
sabato 16 dicembre 2017
Fragile, potente donna
Alla vita hai detto sempre sì
anche quando ti regalava
fatica solitudine e sofferenza.
Tutto all'amore hai donato
nulla hai serbato per te
ti sei adoperata
per gestire poi da sola
ciò che dovevi portare avanti.
Gioie il Signore ti ha regalato
ma pene ancor di più.
E tu piccola fragile donna
esemplare sei stata per tutti
ma in particolare
per chi per nulla si lamentava.
La fede in ogni momento
hai rinforzato anche quando
la perdita dei tuoi adorati figli
duramente ti ha sferzata.
Ed ora, cugina cara, Giuseppa Angela
il tuo posto vuoto
osserverò in chiesa
mentre ti inginocchiavi
per rendere grazie a Dio.
Ma dal mio cuore le ultime
tue dolci parole della scorsa estate
e il tuo sorriso mai saranno cancellate.
mercoledì 13 dicembre 2017
A lei
A lei che fu ed è Madre
di tempi stretti e lunghi,
dolce tesoro di solitari cuori
dell'esistenza timida amante.
Al vento quesiti mai poneva
col sorriso acceso scaldava il sole,
dagli occhi la luna luce rapiva.
Affranta mai si è mostrata
dalla dura sorte si è alzata
teneramente agli altri si è donata.
Lei era questa, mia madre era Lei!
Oggi un canto di gioia gridar vorrei
per celebrare anche in terra la festa
che lontano, per lei, si vive!
domenica 10 dicembre 2017
Noi siamo sardi
Noi siamo spagnoli, africani, fenici, cartaginesi,
romani, arabi, pisani, bizantini, piemontesi.
Siamo le ginestre d'oro giallo che spiovono
sui sentieri rocciosi come grandi lampade accese.
Siamo la solitudine selvaggia, il silenzio immenso e profondo,
lo splendore del cielo, il bianco fiore del cisto.
Siamo il regno ininterrotto del lentisco,
delle onde che ruscellano i graniti antichi,
della rosa canina,
del vento, dell'immensità del mare.
Siamo una terra antica di lunghi silenzi,
di orizzonti ampi e puri, di piante fosche,
di montagne bruciate dal sole e dalla vendetta.
Noi siamo sardi.
Grazia Deledda
(... ed io, Maria Rosa, sono orgogliosa di esserlo!)
sui sentieri rocciosi come grandi lampade accese.
Siamo la solitudine selvaggia, il silenzio immenso e profondo,
lo splendore del cielo, il bianco fiore del cisto.
Siamo il regno ininterrotto del lentisco,
delle onde che ruscellano i graniti antichi,
della rosa canina,
del vento, dell'immensità del mare.
Siamo una terra antica di lunghi silenzi,
di orizzonti ampi e puri, di piante fosche,
di montagne bruciate dal sole e dalla vendetta.
Noi siamo sardi.
Grazia Deledda
(... ed io, Maria Rosa, sono orgogliosa di esserlo!)
venerdì 8 dicembre 2017
La morte
La morte è la curva della strada,
morire è solo non essere visto.
Se ascolto, sento il tuo passo
esistere come io esisto.
La terra è fatta di cielo.
La menzogna non ha nido.
Nessuno si è mai perduto.
Tutto è verità e via.
Poesie esoteriche (Guanda, 2008), trad. it. F. Zambon
morire è solo non essere visto.
Se ascolto, sento il tuo passo
esistere come io esisto.
La terra è fatta di cielo.
La menzogna non ha nido.
Nessuno si è mai perduto.
Tutto è verità e via.
Poesie esoteriche (Guanda, 2008), trad. it. F. Zambon
giovedì 7 dicembre 2017
Frasi
Se non c'è Dio, non c'è nessuna ragione d'esistere.
Sartre - filosofo
domenica 19 novembre 2017
Giornata mondiale dei poveri
NON GIUDICARMI
E tu amico mio
che forse mai lo sei stato
non giudicarmi se da indigente
la vita mia trascorro.
Dagli errori accecato
senza raziocinio mi son fatto trascinare
e perfidìa in me ha albergato.
Gioia rincorrevo
ed esistenza senza affanni
dal Padre lontano
e dal mondo ingabbiato.
La sorte nefanda
ogni sentimento mi ha rubato
non giudicarmi.
Solitario e povero ora mi ritrovo
ma una sola ricchezza mi appartiene
quella che tu non conosci
" Ricchezza di Spirito"
@ maria rosa cugudda
senza raziocinio mi son fatto trascinare
e perfidìa in me ha albergato.

ed esistenza senza affanni
dal Padre lontano
e dal mondo ingabbiato.
La sorte nefanda
ogni sentimento mi ha rubato
non giudicarmi.
Solitario e povero ora mi ritrovo
ma una sola ricchezza mi appartiene
quella che tu non conosci
" Ricchezza di Spirito"
@ maria rosa cugudda
mercoledì 15 novembre 2017
sabato 11 novembre 2017
ATOMO
Sono
un piccolo atomo
che corre
fra gli immensi
raggi solari
mi fermo
ascolto me stessa
percepisco
di non esistere.
Questa e-mail è stata spedita dal sito www.larecherche.it.
Oggetto: un tuo testo è stato commentato su LaRecherche.it
Ecco il Commento: Forse più di una poesia si tratta di un lampo di riflessione, quasi una giaculatoria: ma come si a fa a distinguere tra riflessione, preghiera e poesia? A mio avviso la bellezza di questo testo è la sua apparente immediatezza che è l’immediatezza dello spirito umano davanti al reale che gli si manifesta come metafora dell’esistenza. Ed è la bellezza che molta poesia ha perso, quella della semplicità nel cogliere e scrivere il pensiero che ci pone a confronto con il mondo, proponendo invece, talvolta, scialbe ricercatezze e poetismi totalmente inutili.
Firma: Roberto Maggiani
giovedì 9 novembre 2017
Prefazione
ANIMA DI CORALLO
Se poesia è canto dell’anima, distillato di sentimenti, essenza di valori, allora scorrendo questo saggio il lettore si può abbeverare di ‘vera’ poesia. Perché qui Maria Rosa Cugudda dimostra di saper cogliere dalla vita attimi universali e ce li rende in versi liberi, ma incatenati all’esperienza non sempre lieta del vivere.
Se poesia è canto dell’anima, distillato di sentimenti, essenza di valori, allora scorrendo questo saggio il lettore si può abbeverare di ‘vera’ poesia. Perché qui Maria Rosa Cugudda dimostra di saper cogliere dalla vita attimi universali e ce li rende in versi liberi, ma incatenati all’esperienza non sempre lieta del vivere.
Nelle pagine si alternano visioni d’incanto, una natura trionfante e
apportatrice di gioia, a spazi grigi, disperati, solitari. Mari azzurri,
bagliori di luce, estati infuocate, germogli di spighe, profumi di
paglia, mattine di fiori profumate, lasciano spazio a istanti permeati
da profumo di tristezza, da pianto, da solitudine. Geme l’animo
dell’autrice, ma “in voi parole inutili vane - fredde vuote - ritrovo
conforto - alla mia disperazione - e vi chiamo a lenimento - del mio
dolore”.
Eppure c’è fame di vita quando, nella sua missione di educatrice, sospinge un ragazzo lontano dalla droga mortale; quando guarda alla morte dei cari, rievocati non in spoglie mortali ma come creature sempre vive; anche quando arriva l’autunno del cuore, e si è travolti dall’uragano che sconvolge la quotidianità mai abbastanza valutata, ma evocata con profondità dall’anima straziata.
Su tutto brilla l’Amore per lo sposo che non c’è più. Era ‘il Medico degli umili’ Luciano Serra, e aveva intrecciato la sua vita all’esistenza della poetessa. Per sempre. In un sentimento che travalica le soglie incerte della vita. E si trasforma in sentire universale, in canto soave: “Con te amor mio sempre - anche se non ti vedo - dall’alba rosata - al cobalto tramonto. - Nel tuo essere invisibile - nella tua mente nella tua anima - vita mi regali ed io - in te continuare ad esistere vorrei”.
Per Maria Rosa “La morte sì - annulla ma la carne - esalta invece lo spirito - che inonda e travolge - luoghi e cuori - che ti conobbero”. La poesia nata nell’incontro con Luciano diventa “mio canto di te si nutre - che mi ami - e immensamente - anch’io ti amo”.
Altre figure si affacciano nei versi: indimenticabile la figura ieratica della madre, un affetto infinito come quello che lega Maria Rosa alla terra natìa: “Calde le mani tendevi - a chi con filo di dolore il cuore aveva cucito”. Altrettanto densa di affetto fraterno l’immagine di Grazia: “Cerca la pace abito nella luce - dove tutto è gioia e Grazia senza fine”.
Poesia dopo poesia, tante sono ancora le gioie e altrettanti i dolori, le sofferenze che incidono graffiando le pagine di un’anima che porta il colore del corallo: “Nel ripostiglio - ormai in disuso chiudo il mio spirito”.
Infine ‘il cuore tace’ e lascia spazio a parole scritte nelle emozioni: “Libertà sento - anche di mostrarmi piccola debole e fragile - da quando Lui - con lo sguardo più non mi abbaglia - e nel suo vezzo più non mi perdo”.
Mariella Debernardi
Eppure c’è fame di vita quando, nella sua missione di educatrice, sospinge un ragazzo lontano dalla droga mortale; quando guarda alla morte dei cari, rievocati non in spoglie mortali ma come creature sempre vive; anche quando arriva l’autunno del cuore, e si è travolti dall’uragano che sconvolge la quotidianità mai abbastanza valutata, ma evocata con profondità dall’anima straziata.
Su tutto brilla l’Amore per lo sposo che non c’è più. Era ‘il Medico degli umili’ Luciano Serra, e aveva intrecciato la sua vita all’esistenza della poetessa. Per sempre. In un sentimento che travalica le soglie incerte della vita. E si trasforma in sentire universale, in canto soave: “Con te amor mio sempre - anche se non ti vedo - dall’alba rosata - al cobalto tramonto. - Nel tuo essere invisibile - nella tua mente nella tua anima - vita mi regali ed io - in te continuare ad esistere vorrei”.
Per Maria Rosa “La morte sì - annulla ma la carne - esalta invece lo spirito - che inonda e travolge - luoghi e cuori - che ti conobbero”. La poesia nata nell’incontro con Luciano diventa “mio canto di te si nutre - che mi ami - e immensamente - anch’io ti amo”.
Altre figure si affacciano nei versi: indimenticabile la figura ieratica della madre, un affetto infinito come quello che lega Maria Rosa alla terra natìa: “Calde le mani tendevi - a chi con filo di dolore il cuore aveva cucito”. Altrettanto densa di affetto fraterno l’immagine di Grazia: “Cerca la pace abito nella luce - dove tutto è gioia e Grazia senza fine”.
Poesia dopo poesia, tante sono ancora le gioie e altrettanti i dolori, le sofferenze che incidono graffiando le pagine di un’anima che porta il colore del corallo: “Nel ripostiglio - ormai in disuso chiudo il mio spirito”.
Infine ‘il cuore tace’ e lascia spazio a parole scritte nelle emozioni: “Libertà sento - anche di mostrarmi piccola debole e fragile - da quando Lui - con lo sguardo più non mi abbaglia - e nel suo vezzo più non mi perdo”.
Mariella Debernardi
domenica 5 novembre 2017
giovedì 2 novembre 2017
martedì 31 ottobre 2017
mercoledì 14 giugno 2017
Adorabile maestra
Hai creduto fortemente
nella piccola
insignificante creatura.
Hai osato e lottato
per poterti seguire
conscia che un giorno anche lontano
qualcosa avrebbe realizzato.
Agli affilati denti
delle bestie feroci
l'hai strappata
nel silenzio ascoltata
indirizzata e sostenuta.
Grazia, dolce mia maestra
e sorella, possa tu ora che più non ti vedo
da nobili mani ottenere ciò che
in terra hai sempre elargito e mai ricevuto!
Dalla silloge "Inesplorato lago" 2008
Oggi 14 giugno, tuo compleanno, ci manchi infinitamente, adorata sorella... Graziana!
nella piccola
insignificante creatura.
Hai osato e lottato
per poterti seguire
conscia che un giorno anche lontano
qualcosa avrebbe realizzato.
Agli affilati denti
delle bestie feroci
l'hai strappata
nel silenzio ascoltata
indirizzata e sostenuta.
Grazia, dolce mia maestra
e sorella, possa tu ora che più non ti vedo
da nobili mani ottenere ciò che
in terra hai sempre elargito e mai ricevuto!
Dalla silloge "Inesplorato lago" 2008
Oggi 14 giugno, tuo compleanno, ci manchi infinitamente, adorata sorella... Graziana!
martedì 13 giugno 2017
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