Semplice suono di te
tra mura solitarie,
all'improvviso odo il silenzio
scardinare l'uscio.
Rimembro liete stagioni
ove il sole si confondeva
col nostro amore.
Tu lì, io qua, ma dove?
Scelgo te per inoltrarmi in gioiose vie
frastuono di vita,
per pensare forse alla vita?
tra mura solitarie,
all'improvviso odo il silenzio
scardinare l'uscio.
Rimembro liete stagioni
ove il sole si confondeva
col nostro amore.
Tu lì, io qua, ma dove?
Scelgo te per inoltrarmi in gioiose vie
frastuono di vita,
per pensare forse alla vita?
«E’
mai troppo l’amore? O ciò che chiamiamo amore è solo un sentimento di
paura e di possesso? A rispondere è Maria Rosa Cugudda, che materializza
sogni e ricordi, che sembra udire il suono dell’assenza, che stride con
“liete stagioni ove il sole si confondeva col nostro amore”. E’ il
silenzio della lontananza, che scardina l’uscio delle emozioni, facendo
riaffiorare immagini e “frastuono di vita”. La lirica si chiude con una
domanda, alla quale la poetessa di riserva di rispondere in privato. E’
l’amore il sentimento principe che ci solleva dalla materialità del
quotidiano per collegarci al senso profondo della vita?»
Mina Cappussi (01/05/2017) Sito Scrivere
Recensione # 1, data 07/05/2017
Quante domande non ottengono le risposte che ci si aspetta? Il pensare
alla vita fa tornare alla mente ricordi non sempre lieti. Ma l'amore,
quello vero e vissuto con intensità e trasporto emotivo, può lenire ogni
dolore, anche solo al pensarlo. Tali sono le poetiche riflessioni che
balzano alla mente, leggendo questo testo, impregnato di vero pathos. Un
plauso di merito all'autrice. Arcangelo Galanti
Sito BraviAutori
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