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martedì 26 febbraio 2019

Inesplorato lago


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Il mio pensiero sull’elegante libro di Maria Rosa Cugudda “Inesplorato lago” è di esprimere il sincero compiacimento. Dalla lettura dei suoi versi adagiati con semplicità sul foglio bianco, emergono immagini di una sofferenza tenuta in equilibrio dell’alternarsi a sprazzi di speranza.
Non è facile, per quanto sia chiaro, il linguaggio della poetessa; bisogna leggere e rileggere per entrare nel suo mondo: un luogo sacro di profondi valori. Mi ha colpita, piacevolmente, “Solitudine” poesia che non ha bisogno di commenti per l’universalità del tema, ma l’autrice incide con raggi di laser un diamante grezzo per illuminare con la luce delle sfaccettature chi sprofonda nell’apatia e nello scoraggiamento.
Maria Rosa Cugudda è una donna stupenda, con un’anima di alba e meriggio: alba del giorno che nasce e canta con i suoi versi la gioia; meriggio, porta alla quiete dopo la fatica, è la mano materna sulle schiene ricurve di chi cerca riposo. E canta l’amore con profonda semplicità  dolce e tenero tempo del passato, le pareti della silenziosa stanza si stringono sempre di più, ma in profondità c’è molto spazio – “Vecchiaia”.
Mi piacerebbe commentarle tutte: “Astratto”, “In giro per il mondo”, “Nel sorriso dei bambini”, “Uomini soli”, ecc. perché tutte sono ricche di messaggi profondi di rinnovata condivisione che ad occhi chiusi lancia pennellate di colori, dipingendo arcobaleni di speranza, rendendo inquieta la coscienza di chi tace.
Questo libro,”INESPLORATO LAGO” è impreziosito da alcuni dipinti “ANIMA VAGANTE”, “PUREZZA D’AMORE” e “POESIA”, dell’artista GIUSEPPE IOPPOLO, ma quello della copertina colpisce con una immediatezza trasognante e nella morbidezza soffusa si sente il respiro della nebbia e l’evanescente profumo dei colori.
Guardarlo è come sognare, avvolto di mistero, nei giochi di luci, sembra voglia dirci che, per quanto ci si affanni a scandagliare i fondali, non si riuscirà mai a conoscere i segreti del cuore umano. Inesplorato lago: un connubio di alta creatività artistica tra poesia e pittura, ed è un mio invito a leggere i versi della poetessa Maria Rosa Cugudda e ammirare i dipinti del pittore Giuseppe Ioppolo.

domenica 29 gennaio 2017

Recensione


                                          RACCOLTA "ANIMA DI CORALLO"

  Gentile poetessa Maria Rosa Cugudda, sono il giornalista Giovanni  Nardi,
sono lieto di dare un parere alle sue liriche.
Devo anzitutto premettere che non sono un critico letterario, ma casomai
un lettore abbastanza onnivoro: come critico, mi occupo solo di narrativa,
e mai di poesia. 
 Il mio è quindi un pre-giudizio basato solo su sentimenti ed emozioni.
 Le confesso pertanto che mi ha molto interessato il suo modo di fare poesia,
libero dagli schemi della metrica e delle rime, ma affidato invece all’analisi
delle emozioni sostenuto dall’effetto timbrico delle parole, ciascuna scelta
con estrema attenzione in modo da dare forma concisa ed elegante
ai Suoi pensieri e alle Sue emozioni. 

 Mi sono in particolare soffermato sul quinto volume, quello intitolato  
Anima di corallo, per la nostalgia sia dell’isola e della gente,
sia del suo sposo che non c’è più.
 Le auguro quindi di continuare in questa Sua vocazione,
e La saluto con grande affetto.
                                                                   
   Suo Giovanni (Nino) Nardi. 



 
Giovanni Nardi, GIORNALISTA toscano di origine sarda, da parte materna.

 Autore di numerosi libri, in questo intitolato Nobel, quasi Nobel, non Nobel,
raccoglie ricordi ed emozioni sugli incontri avuti dall'autore con i grandi scrittori
della lettaratura come Jorge Amado, Tiziano Terzani, Roberto Ridolfi,
Vargas Llosa, Enzo Biagi, Adonis, Karen Blixen, Tomas Tranströmer.

venerdì 27 gennaio 2017

Recensione

PREFAZIONE

   Spirito libero è il titolo di questa nuova e significativa silloge di Maria Rosa Cugudda ed è anche il titolo della prima composizione poetica a significare che, anche nelle difficoltà della vita quotidiana, l’animo umano ricerca l’essenza, spesso negata, di un mondo migliore al quale la natura ci può ricondurre.

 Il dolore è sempre in agguato ma bisogna superarlo sollevando lo sguardo verso il futuro come la barca si affida alla vela per allontanarsi dalle onde tempestose e tendere al luminoso orizzonte. Dobbiamo godere di ogni attimo presente perché ben presto farà parte del passato e non si potrà più rivivere,sarà solo un ricordo. Il tempo passa e quando il tramonto è vicino e le forze vengono meno è proprio allora che lo spirito dà vita a ciò che ci circonda e ne raffigura i colori: il mare, le colline, le terre sconosciute al di là dell’orizzonte, l’albero che, pur mutilato, conserva la sua fierezza. Su questo sfondo la poetessa ricorda alcuni suoi cari che or-mai non ci sono più, la sofferenza dello spirito tra i problemi della vita in genere e che pare trovare conforto solo nel mare, profon-do e azzurro, testimone silenzioso di una vita.

 Fanno da corollario a questi dolci, nostalgici pensieri di uno spirito libero, gli splendidi e profondi quadri del sensibile artista siciliano Giuseppe Ioppolo fra i quali “L’incontro” Talvolta il mio amore tradisco/per ritrovato amante./All’Amore e al Mare appartengo/l’uno dall’altro separare/giammai potrò./, “Turbamento fra le montagne” Immensità granitiche/davanti agli occhi/mentre l’uomo si perde/tra i profili/vagando/nella fugace esistenza/e nell’insondabile/infinito/, “Verso la fine” Verso la fine il mondo/m’appare,/il fuoco invade ma calore/non propone,/L’uomo isolato non può riparare/tanto disastro./, “Inno alla vita”

 Dell’esistenza/ogni attimo godi/ poiché mai più/tuo potrà essere/, “Il cosmo avverte” Avverte l’universo/azione e non solo ricordo!/, “Dai candidi fiori” All’ombra/del ramo/dai nitidi fiori/l’anima/s’accosta,/confusa/, e, in particolare, dove il protagonista incontrastato delle parole e della visione è il mare, il simbolo dello spirito libero, “La barca” All’orizzonte terso/che incontrerà/alzando/la vela/si affida/, “Pennellate di filosofia” Della vita i colori raffiguri/il mare scorgo spumeggiante/come il mio animo/i flutti si incontrano/con l’aria che respiro./, “L’attesa” Il cuore attende/la novella/che/l’uomo/non sa dare./, “L’addio” La malinconia,/che le nuvole cupe/sovrasta,/dia bagliore/alla letizia che/senza ragione si insegue./.

 La poesia della scrittrice Maria Rosa Cugudda è vera, è poesia che colpisce, perché emoziona e porta il lettore alla riflessione, aiuta l’anima a non morire, ma a saper rinascere. Nel suo poetare c’è l’ampio respiro del lessico che, giocando con le parole, riesce ad esporre con molta chiarezza e in stile elegante.

      Maria Giulia Improva,
scrittrice e pittrice, in arte Magi


mercoledì 18 gennaio 2017

Recensione

Recensione del critico letterario, poeta, musicista 

Sandro Montalto

 Trovo che sia in " Il Dolce calore della vita" sia in" Inesplorato lago"
vi siano una notevole sensibilità ed un senso di moderna fusione con il cosmo,
la prima poesia del libro più vecchio
dice tutto e l'apprezzo moltissimo...

    L'UNIVERSO

Nell'immenso tante piccole stelle,
ognuna s'illumina e illumina.
Così nella terra grandi persone
ognuha s'illumina e illumina,
ma quando si spegne
nessuno riesce
a conoscere il suo unico universo!

   La poesia, a mio parere, deve tornare ad un rapporto con il reale, anche se
 non ignara del progresso, sia nei suoi lati positivi che in quelli negativi.
  Il poeta deve essere antenna degli uomini, e dunque ogni volta
che pragmmaticamente ignora aspetti importanti del reale
abdica alla sua missione...

 La inviterei a continuare la dialogità o la sottesa
ritualità delle anafore
( penso a L'orizzonte, o a Perennemente sarò) ...



Recensione libro Emozioni

articolo pres.libro "Emozioni " Quartu S.E. sett.2010- giornalista M. L. Meloni

Maria Rosa Cugudda:        QUANDO LE POESIE SONO "EMOZIONI"
Scritto da maria lucia meloni   
Sabato 25 Settembre 2010 00:00 
Parole che si trasformano in immagini della natura, colori, pennellate iridescenti, stralci di immagini 
come se si trattasse di pittura. Parole che diventano suoni, leggeri ritmi, musicalità, liricità. 
“Emozioni” (2009 Libroitaliano World) è il titolo dell’ultima raccolta di 50 poesie 
di Maria Rosa Cugudda, inserite nella collana ‘Saffo’.  
La presentazione del lavoro di Maria Rosa Cugudda è avvenuta il pomeriggio del 9 settembre 
presso la Sala Bianca della Biblioteca Ragazzi a Quartu Sant’Elena, e la serata è stata promossa 
dallo stesso Comune di Quartu Sant’Elena.
In una Sala Bianca gremita di pubblico, erano circa sessanta le persone presenti alla manifestazione, 
hanno partecipato anche Vanna Arru che ha presentato l’incontro, Massimiliano Pani 
coordinatore delle biblioteche di Quartu Sant’Elena e Claudia Corona insegnante del CTP24: 
nei loro interventi hanno posto l’accento su alcuni aspetti culturali, sociali e umani legati alla poesia. 
La biblioteca è oggi sempre più luogo di incontro e discussione, di letture e riflessioni; non solo 
quindi  prestiti di libri, situazione sempre presente e mai superata, ma anche altri progetti 
e promozioni culturali.  “i Bibliofili” guidati da Claudia Corona lavorano da tempo ormai portando 
avanti un progetto di educazione alla lettura, all’ascolto, all’introspezione.  
In biblioteca si crea cultura e l’esempio dell’incontro di giovedì 9 settembre 
con Maria Rosa Cugudda è assolutamente calzante. 
Maria Rosa Cugudda parla di se stessa, nata a Neoneli nell’oristanese vi ha vissuto 
fino all’età di 14 anni. Poi il trasferimento a Napoli, gli studi, la laurea, l’insegnamento. 
Infine il Piemonte dove tuttora vive e insegna.
E’ proprio a 14 anni che Maria Rosa inizia a scrivere poesie, parole che esprimono emozioni 
e situazioni interiori; Maria Rosa ascolta il suo cuore, guarda il mondo che le sta intorno, 
lo vive e lo descrive con i suoi versi ... poesie brevi, leggere, affascinanti, ricche di quanto 
Maria Rosa è, come persona e come donna. Maria Rosa scrive di se stessa e dell’immagine 
che ha dell’universo nel quale è immersa. 
Maria Rosa Cugudda ha scritto tre libri per un totale di circa 180 poesie; pur avendo iniziato 
giovanissima  non aveva alcuna intenzione di pubblicare le sue opere. 
A un certo punto per puro caso partecipa ad un concorso di poesia e lo vince, 
‘Premio Poesia’ del 2007,  anno in cui viene pubblicata la sua prima raccolta 
“Il dolce calore della vita” (edito da Libroitaliano World). 
Poi ecco altre 80 poesie nel 2008 con “Inesplorato lago” (Libroitaliano World), 
una interessante unione tra poesia e arte e in particolare con la pittura: 
in questo volume nasce e si concretizza la collaborazione con il pittore Giuseppe Joppolo 
con un risultato davvero sorprendente. In questa raccolta vediamo letteralmente 
ciò che leggendo le poesie percepiamo, ossia un assoluto amore per la pittura e per l’arte
in ogni sua manifestazione. Poi “Emozioni” nel 2009, altre 50 poesie, brevi, quasi dei flash, 
piccoli gioielli, spunti di riflessione che invitano il lettore ad analizzare ed approfondire 
tante tematiche e si va dal personale, dall’intimo e dall’interiorità più profonda, 
alle situazioni quotidiane.
Maria Rosa racconta che lei scrive di getto, spesso in fretta le sue poesie, spinta da un bisogno 
estremo che la chiama a mettere nero su bianco ciò che quel momento le indica di scrivere. 
Poi lascia tutto sulla scrivania. Torna su quelle parole quando percepisce che è il momento 
di farlo, allora può rivedere, correggere, limare, modificare, ma l’autrice confessa che la vera 
Maria Rosa è nella prima stesura, quella dettata dal suo cuore e dalla enorme 
sensibilità che possiede. 
Bellissimo l’accenno che l’autrice fa della poesia e del ruolo che essa assume nel suo lavoro. 
I ragazzi della sua scuola spinti a scrivere dalla “Prof.”, riescono a ritrovare se stessi, 
a maturare, a prendere coscienza di se  e delle proprie possibilità e gratificati dei propri 
scritti, si avvicinano con meno timore e più sicurezze anche alla scuola oltre che alla  vita. 
La serata di giovedì 9 settembre è stata caratterizzata oltre che dalle parole di Maria Rosa 
e dagli interventi degli organizzatori anche da letture di poesie  dell’autrice. Il compito è 
affidato a “i Bibliofili” ed ecco che in silenzio le lettrici  del gruppo di Claudia Corona 
si alzano e leggono dei bellissimi pezzi di Maria Rosa.
Leggendo e ascoltando le sue poesie si rimane stregati dal rincorrersi di “entità”: vita, 
luce, buio, echi, respiri, immensità, riflessi… terra, universo, bambini, sorrisi, fiori, sole, 
amore… mare, profondità, sogni, ricordi, affetti, stati d’animo, emozioni… le poesie 
di Maria Rosa sono  incanto. Silenzio, aprire il proprio cuore, ascoltare se stessi e
il mondo: è questo il valore intrinseco della poesia di Maria Rosa.
Ma si percepiscono anche aneliti di libertà, di amore, di tristezza, mai però di sconforto, 
piuttosto poesia come metodo per aiutare a ritrovare la strada, il percorso da compiere. 
La madre e la sorella, i rimpianti e la nostalgia; l’aurora e l’alba, la prima un rincorrersi 
di colori che mutano e di pennellate di parole che si susseguono, come immagini pittoriche, 
la seconda intesa come senso di nascita e rinascita, di vita che si contrappone alla morte, 
di ringraziamento per poter godere di queste bellezze.
Un ricordo dell’amica  poetessa Agostina Argiolas recentemente scomparsa e una dedica 
a Sakineh la donna che in Iran sta subendo atroci violenze e rischia la lapidazione. 
Maria Rosa Cugudda è davvero una donna speciale, oltre che dai suoi scritti questa 
particolarità la si nota anche nello starle vicino, ascoltarla, parlarle. La sua voce dolce 
e velata, il suo sguardo sereno che cela un fondo di lontana tristezza, la sua risata 
gioiosa e cristallina, la sua disponibilità unica al rapporto con il pubblico, una donna 
stupenda.
La lettura delle sue poesie diviene un arricchimento per ciascuno di noi. Grazie  a Maria Rosa 
per essere stata presente a Quartu Sant’Elena, e speriamo di incontrarla di  nuovo in altre 
occasioni   di promozione della cultura verso la poesia. 
Ma un grazie a Maria Rosa Cugudda anche per averci dato la possibilità di compiere quasi 
un piccolo miracolo nel momento in cui abbiamo letto e ascoltato le sue poesia: 
Maria Rosa le ha scritte ma esse sono diventate parte integrante di ciascuno di noi, 
sono entrate dentro di noi, e hanno a ognuno lasciato un segno, un sentimento, un ricordo. 
La poesia diventa di tutti coloro che la leggono, filtrata da emozioni e sentimenti personali, 
da esperienze e convinzioni … di questo piccolo miracolo, di questo dono, la ringraziamo. 
“...perchè ognuno sia libero di esprimere ciò che è, senza giudizio…"

ildesertofiorisce.blog spot.com    il blog  per avere news e conoscere meglio l’autrice.
Maria Lucia Meloni

domenica 1 gennaio 2017

Anima di corallo


DI TE SCRIVE IL CUORE
                         
Di te scrivo che poco vedo
lo sguardo in deserti silenzi si nasconde

ho lasciato per te amor mio
la terra e il sangue mio

fra glicini e mirti
di mare i profumi

Colgo ogni sospiro
quando lo sguardo inonda

abbraccio anche la luna
immersa nei tuoi baci.

Poco amor mio mi scopro
per far leggere l'animo vero

ma io così t'amo
che quando a te penso l'esistenza non percepisco.

Gioiosa della presenza tua
nel mio cuore forse anche vile a Dio rendo grazie

E di te vivo e respiro.

Da "Anima di corallo"





Se poesia è canto dell’anima, distillato di sentimenti, essenza di valori, allora scorrendo questo saggio il lettore si può abbeverare di ‘vera’ poesia. Perché qui Maria Rosa Cugudda dimostra di saper cogliere dalla vita attimi universali e ce li rende in versi liberi, ma incatenati all’esperienza non sempre lieta del vivere.

Nelle pagine si alternano visioni d’incanto, una natura trionfante e apportatrice di gioia, a spazi grigi, disperati, solitari. Mari azzurri, bagliori di luce, estati infuocate, germogli di spighe, profumi di paglia, mattine di fiori profumate, lasciano spazio a istanti permeati da profumo di tristezza, da pianto, da solitudine. Geme l’animo dell’autrice, ma “in voi parole inutili vane - fredde vuote - ritrovo conforto - alla mia disperazione - e vi chiamo a lenimento - del mio dolore”.

Eppure c’è fame di vita quando, nella sua missione di educatrice, sospinge un ragazzo lontano dalla droga mortale; quando guarda alla morte dei cari, rievocati non in spoglie mortali ma come creature sempre vive; anche quando arriva l’autunno del cuore, e si è travolti dall’uragano che sconvolge la quotidianità mai abbastanza valutata, ma evocata con profondità dall’anima straziata.

Su tutto brilla l’Amore per lo sposo che non c’è più. Era ‘il Medico degli umili’ Luciano Serra, e aveva intrecciato la sua vita all’esistenza della poetessa. Per sempre. In un sentimento che travalica le soglie incerte della vita. E si trasforma in sentire universale, in canto soave: “Con te amor mio sempre - anche se non ti vedo - dall’alba rosata - al cobalto tramonto. - Nel tuo essere invisibile - nella tua mente nella tua anima - vita mi regali ed io - in te continuare ad esistere vorrei”.

Per Maria Rosa “La morte sì - annulla ma la carne - esalta invece lo spirito - che inonda e travolge - luoghi e cuori - che ti  conobbero”. La poesia nata nell’incontro con Luciano diventa “mio canto di te si nutre - che mi ami - e immensamente - anch’io ti amo”.

Altre figure si affacciano nei versi: indimenticabile la figura ieratica della madre, un affetto infinito come quello che lega Maria Rosa alla terra natìa: “Calde le mani tendevi - a chi con filo di dolore il cuore aveva cucito”. Altrettanto densa di affetto fraterno l’immagine di Grazia: “Cerca la pace abito nella luce - dove tutto è gioia e Grazia senza fine”.

Poesia dopo poesia, tante sono ancora le gioie e altrettanti i dolori, le sofferenze che incidono graffiando le pagine di un’anima che porta il colore del corallo: “Nel ripostiglio - ormai in disuso chiudo il mio spirito”.
Infine ‘il cuore tace’ e lascia spazio a parole scritte nelle emozioni: “Libertà sento - anche di mostrarmi piccola debole e fragile - da quando Lui - con lo sguardo più non mi abbaglia - e nel suo vezzo più non mi perdo”.

                                                                                                                                                                                      Mariella Debernardi

lunedì 4 aprile 2016

Prefazione e Recensione




“Anima di corallo”, raccolta di poesie di Maria Rosa Cugudda


copertina del libro Anima di corallo di Maria Rosa Cugudda


  Il nuovo libro di Maria Rosa Cugudda, “Anima di corallo“, è dedicato  al suo indimenticato sposo Luciano, alla Terra che la ospita (il Piemonte e Biella in particolare) e alla sua Isola (la Sardegna).
 Di seguito, la prefazione a questa raccolta di poesie.

 S’intitola “Anima di corallo” l’ultimo gioiello letterario della poetessa Maria Rosa Cugudda. Anche stavolta, come sempre accaduto finora, la lirica s’intreccia alla pittura, le emozioni in parole prendono colore per assumere le forme di un’immagine, di un quadro, e sempre ritrovando affinità di sensazioni con l’artista siciliano, residente a Biella, Giuseppe Ioppolo. Pure questo lavoro, infatti, attinge e allo stesso tempo si fa modello di un’inestricabile sintesi di poesia e arte pittorica.
 Ogni lirica prende forma, i versi abbondano di dettagli che sono gli stessi che ritroveremmo in un quadro, nella rappresentazione del reale che è in verità espressione diretta di emozioni, di sogni, di desideri.
 Una nostalgia di fondo penetra tutta la raccolta, l’anelito verso qualcosa da cui si è deciso di allontanarsi in passato e il bisogno profondo di un amore ormai non più terreno, anche se forte è la consapevolezza della sua eternità. È proprio una grande passione, un’inconsolabile tensione verso ciò che non è più e che finora aveva rappresentato una ragione di vita che detta ogni singola poesia. Emerge un sentimento che travalica l’opera e che non si arrende neanche di fronte alla morte. Viene fuori l’emblema di ciò che dovrebbe essere quell’unione che lega uomo e donna, marito e moglie per sempre, che li fa singola entità in un continuo donarsi e perdonarsi, in una danza di gioie e dolori che è vita. In questa esistenza per la poetessa e il marito la musica si è fermata, vive una pausa che aspetta di riprendere un giorno, quando entrambi avranno lasciato questa Terra per continuare a danzare abbracciati per l’eternità. Difficile oggi trovare tanta affinità. Così la poesia si fa anche monito per tutti coloro che non apprezzano la bellezza del vivere insieme, del consumarsi ogni giorno mano nella mano, un canto d’amore che parte da ricordi struggenti e allo stesso momento unica consolazione per la quotidianità. Una scrittura che si fa punto fermo, roccia cui ancorarsi nell’attesa di un nuovo incontro.
 Accanto alla spinta dettata da un profondo dolore per la perdita del proprio compagno, attraversa tutta la raccolta una nenia rivolta all’adorata terra natìa. L’attaccamento alla Sardegna con i suoi paesaggi e i suoi panorami, l’apprezzamento per la natura che si fa passione, fonte di vita e di legami indissolubili, dettano numerosi componimenti. Ognuno di essi costituisce un grido sussurrato, un appello accorato a chi, sensibile come l’animo di Maria Rosa Cugudda, è capace di coglierlo, imprimerlo dentro di sé ed esprimerlo attraverso l’arte. È forse questa la grande qualità che la poetessa ritrova nell’artista Ioppolo, quella “corrispondenza d’amorosi sensi” che unisce gli amanti delle arti e della cultura in generale.
 Anche stavolta l’Autrice coinvolgerà i propri lettori in un canto affascinante e malinconico quasi, ma sempre ancorato alla certezza che fuori la natura è vita, è amore, è bellezza. Ed è proprio la presa diretta degli avvenimenti, delle emozioni, dei sentimenti consentita dalla poesia a dar forza e vigore a quell’Anima di corallo tanto delicata quanto preziosa nel suo aggrapparsi all’esistenza e nel suo intento di offrire al lettore un messaggio profondo, esattamente il messaggio di un’anima che, nel buio dell’esistenza, non ha nessuna intenzione di abbandonare la bellezza della vita.

Casa Editrice Kimerik


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 Se poesia è canto dell’anima, distillato di sentimenti, essenza di valori, allora scorrendo questo saggio il lettore si può abbeverare di ‘vera’ poesia. Perché qui Maria Rosa Cugudda dimostra di saper cogliere dalla vita attimi universali e ce li rende in versi liberi,  ma incatenati all’esperienza non sempre lieta del vivere.
 Nelle pagine si alternano visioni d’incanto, una natura trionfante e apportatrice di gioia, a spazi grigi, disperati, solitari. Mari azzurri, bagliori di luce, estati infuocate, germogli di spighe, profumi di paglia, mattine di fiori profumate, lasciano spazio a istanti permeati da profumo di tristezza, da pianto, da solitudine. Geme l’animo dell’autrice, ma “in voi parole inutili vane – fredde vuote – ritrovo conforto – alla mia disperazione – e vi chiamo a lenimento – del mio dolore”.
 Eppure c’è fame di vita quando, nella sua missione di educatrice, sospinge un ragazzo lontano dalla droga mortale; quando guarda alla morte dei cari, rievocati non in spoglie mortali ma come creature sempre vive; anche quando arriva l’autunno del cuore, e si è travolti dall’uragano che sconvolge la quotidianità mai abbastanza valutata, ma evocata con profondità dall’anima straziata.
 Su tutto brilla l’Amore per lo sposo che non c’è più. Era ‘il Medico degli umili’, e aveva intrecciato la sua vita all’esistenza della poetessa. Per sempre. In un sentimento che travalica le soglie incerte della vita. E si trasforma in sentire universale, in canto soave: “Con te amor mio sempre – anche se non ti vedo – dall’alba rosata – al cobalto tramonto. – Nel tuo essere invisibile – nella tua mente nella tua anima – vita mi regali ed io – in te continuare ad esistere vorrei”.
 Per Maria Rosa “La morte sì – annulla ma la carne – esalta invece lo spirito – che inonda e travolge – luoghi e cuori – che ti  conobbero”. La poesia nata nell’incontro con Luciano diventa “mio canto di te si nutre – che mi ami – e immensamente – anch’io ti amo”.
 Altre figure si affacciano nei versi: indimenticabile la figura ieratica della madre, un affetto infinito come quello che lega Maria Rosa alla terra natìa: “Calde le mani tendevi – a chi con filo di dolore il cuore aveva cucito”.    Altrettanto densa di affetto fraterno l’immagine di Grazia: “Cerca la pace abito nella luce – dove tutto è gioia e Grazia senza fine”.
 Poesia dopo poesia, tante sono ancora le gioie e altrettanti i dolori, le sofferenze che incidono graffiando le pagine di un’anima che porta il colore del corallo: “Nel ripostiglio – ormai in disuso chiudo il mio spirito”.
 Infine ‘il cuore tace’ e lascia spazio a parole scritte nelle emozioni: “Libertà sento – anche di mostrarmi piccola debole e fragile – da quando Lui – con lo sguardo più non mi abbaglia – e nel suo vezzo più non mi perdo”.

Mariella Debernardi 
 giornalista e docente

lunedì 18 gennaio 2016

                    
             
     
          
     Recensione della pittrice, insegnante, Mariella Calvano  

                            IL DOLCE CALORE DELLA VITA - INESPLORATO LAGO - EMOZIONI


 Conosco Maria Rosa da diverso tempo. Siamo state colleghe nella stessa scuola, poi mi sono trasferita e ci siamo perse di vista. C'è comunque in noi qualcosa che ci accomuna,qualcosa che a distanza di tempo ci ha fatto rincontrare ed ho ritrovato una poetessa dolce e sensibile come la professoressa che ricordavo.
 Trovo che la lettura delle poesie dell'artista sia un momento di piacevole riflessione,di curioso coinvolgimento. Ognuno di noi può cogliervi fatti,sentimenti ,emozioni,ricordi del proprio vivere quotidiano...

 E' certamente una lettura armoniosa,accattivante,profonda sia per la musicalità dei versi,sia per lo stile elegante e raffinato. Il filo conduttore è l'analisi profonda dell'esistenza,della solitudine,dell'amore e della sofferenza umana,da cui scaturisce ,tuttavia, un improvviso sentimento di speranza,di serenità e di gioia di ripercorrere questa strada sì tortuosa,ma cosparsa di variopinti petali di fiori ,come lei dice.

 Il volume è ricco di riferimenti e di esperienze personali;non mancano però elementi suggestivi quali il ricordo nostalgico della sua Terra,la Sardegna,,dei luoghi da lei visitati e delle persone care.
 L'artista mette anche in evidenza le problematiche della società attuale,emerge soprattutto l'indifferenza dell'uomo,solo e isolato in questo universo gelido,smarrito,indifeso;ma c'è un invito.
Guardiamoci attorno,la natura con i suoi colori,la luna con il suo sorriso,l'aria con i suoi profumi e poi il progresso,la scienza ... l'uomo.

 Un connubio questo con un'altra forma d'arte, la Pittura. La poetessa afferma che si è in alcune liriche ispirata  da opere dell'artista GIUSEPPE JOPPOLO, di cui, nell'opera "Inesplorato lago, si vedono rappresentati alcuni dipinti. In questi denoto un cromatismo fresco e immediato che conduce alla meditazione, alla ricerca di noi stessi ...  Un lago inesplorato come inesplorato è il nostro subconscio, dove tutto è mistero. Anche i dipinti come le poesie hanno anche un contenuto sociale ed ambientale.
 " Carpem diem" diceva Orazio, cogli l'attimo fuggente, così come facevano i pittori impressionisti nel fissare sulla tela i diversi momenti della luce che cambia nelle varie ore del giorno e col mutare delle condizioni atmosferiche. "Lo spirito di un pittore è come uno specchio che sempre accoglie i colori dell'oggetto rispecchiato", diceva Leonardo Da Vinci:
 Un quadro è un racconto fatto di personaggi, di cose, di simboli, di forme da cui ogni fruitore percepisce un messaggio diverso.
Anche la poesia è un racconto... l'artista poeta o pittore vuole comunicare, con la sua ricerca, pensieri ed emozioni che difficilmente può esternare con la parola, pensieri ed emozioni destinati a rimanere nel tempo!

 Veniamo ora ad "EMOZIONI", la nuova raccolta, il cui tema dominante è sempre quello della vita, dell'amore, dell'uomo e della sua sopravvivenza. La poetessa dimostra particolare attenzione alle sfumature dell'animo umano e non solo; ha una sensibilità straordinaria per tutto ciò che la circonda, per tutto ciò che è vita: il rumore del mare, una conchiglia sulla spiaggia, il profumo delle stagioni, un aquilone che vola, una persona cara ... , sentimenti ed emozioni che traduce e trasforma  nei suoi versi con stile ricercato, sobrio e raffinato, conciso e comunicativo, volti a riflessioni sul vivere quotidiano.

Il poemetto fa parte della collana "SAFFO", gli autori che ne fanno parte sono poeti emergenti fra i più significativi, selezionati per il loro talento ed indicati a far conoscere il percorso della NUOVA POESIA, che ha bisogno di comunicare con gli altri, di parlare alla gente e di uscire dalle Accademie, dalle aristocrazie letterarie.

 Mariella Calvano - Biella 2009

domenica 17 gennaio 2016

RECENSIONE - libro "INESPLORATO LAGO"






Il mio pensiero sull’elegante libro di Maria Rosa Cugudda “Inesplorato lago” è di esprimere il sincero compiacimento. Dalla lettura dei suoi versi adagiati con semplicità sul foglio bianco, emergono immagini di una sofferenza tenuta in equilibrio dell’alternarsi a sprazzi di speranza.

Non è facile, per quanto sia chiaro, il linguaggio della poetessa; bisogna leggere e rileggere per entrare nel suo mondo: un luogo sacro di profondi valori. Mi ha colpita, piacevolmente, “Solitudine” poesia che non ha bisogno di commenti per l’universalità del tema, ma l’autrice incide con raggi di laser un diamante grezzo per illuminare con la luce delle sfaccettature chi sprofonda nell’apatia e nello scoraggiamento.

Maria Rosa Cugudda è una donna stupenda, con un’anima di alba e meriggio: alba del giorno che nasce e canta con i suoi versi la gioia; meriggio, porta alla quiete dopo la fatica, è la mano materna sulle schiene ricurve di chi cerca riposo. E canta l’amore con profonda semplicità, dolce e tenero tempo del passato, le pareti della silenziosa stanza si stringono sempre di più, ma in profondità c’è molto spazio – “Vecchiaia”.

Mi piacerebbe commentarle tutte: “Astratto”, “In giro per il mondo”, “Nel sorriso dei bambini”, “Uomini soli”, ecc. perché tutte sono ricche di messaggi profondi di rinnovata condivisione che ad occhi chiusi lancia pennellate di colori, dipingendo arcobaleni di speranza, rendendo inquieta la coscienza di chi tace.

Questo libro,”INESPLORATO LAGO” è impreziosito da alcuni dipinti “ANIMA VAGANTE”, “PUREZZA D’AMORE” e “POESIA”, dell’artista GIUSEPPE IOPPOLO, ma quello della copertina colpisce con una immediatezza trasognante e nella morbidezza soffusa si sente il respiro della nebbia e l’evanescente profumo dei colori.

Guardarlo è come sognare, avvolto di mistero, nei giochi di luci, sembra voglia dirci che, per quanto ci si affanni a scandagliare i fondali, non si riuscirà mai a conoscere i segreti del cuore umano. Inesplorato lago: un connubio di alta creatività artistica tra poesia e pittura, ed è un mio invito a leggere i versi della poetessa Maria Rosa Cugudda e ammirare i dipinti del pittore Giuseppe Ioppolo.



                                                                                                                         Rosalia Sanfilippo
                                                                                                               
                                                                                                     pittrice, docente e poetessa






venerdì 6 novembre 2015

Anima di corallo - il nuovo libro di Maria Rosa Cugudda - casa editrice Kimerik - 2015 Critica letteraria




                 

                                   ANIMA DI CORALLO  - Casa editrice Kimerik - 2015

                                                               il mio nuovo libro



Prefazione

Se poesia è canto dell’anima, distillato di sentimenti, essenza di valori, allora scorrendo questo saggio il lettore si può abbeverare di ‘vera’ poesia. Perché qui Maria Rosa Cugudda dimostra di saper cogliere dalla vita attimi universali e ce li rende in versi liberi, ma incatenati all’esperienza non sempre lieta del vivere.

Nelle pagine si alternano visioni d’incanto, una natura trionfante e apportatrice di gioia, a spazi grigi, disperati, solitari. Mari azzurri, bagliori di luce, estati infuocate, germogli di spighe, profumi di paglia, mattine di fiori profumate, lasciano spazio a istanti permeati da profumo di tristezza, da pianto, da solitudine. Geme l’animo dell’autrice, ma “in voi parole inutili vane - fredde vuote - ritrovo conforto - alla mia disperazione - e vi chiamo a lenimento - del mio dolore”.
Eppure c’è fame di vita quando, nella sua missione di educatrice, sospinge un ragazzo lontano dalla droga mortale; quando guarda alla morte dei cari, rievocati non in spoglie mortali ma come creature sempre vive; anche quando arriva l’autunno del cuore, e si è travolti dall’uragano che sconvolge la quotidianità mai abbastanza valutata, ma evocata con profondità dall’anima straziata.
Su tutto brilla l’Amore per lo sposo che non c’è più. Era ‘il Medico degli umili’ Luciano Serra, e aveva intrecciato la sua vita all’esistenza della poetessa. Per sempre. In un sentimento che travalica le soglie incerte della vita. E si trasforma in sentire universale, in canto soave: “Con te amor mio sempre - anche se non ti vedo - dall’alba rosata - al cobalto tramonto. - Nel tuo essere invisibile - nella tua mente nella tua anima - vita mi regali ed io - in te continuare ad esistere vorrei”.
Per Maria Rosa “La morte sì - annulla ma la carne - esalta invece lo spirito - che inonda e travolge - luoghi e cuori - che ti  conobbero”. La poesia nata nell’incontro con Luciano diventa “mio canto di te si nutre - che mi ami - e immensamente - anch’io ti amo”.
Altre figure si affacciano nei versi: indimenticabile la figura ieratica della madre, un affetto infinito come quello che lega Maria Rosa alla terra natìa: “Calde le mani tendevi - a chi con filo di dolore il cuore aveva cucito”. Altrettanto densa di affetto fraterno l’immagine di Grazia: “Cerca la pace abito nella luce - dove tutto è gioia e Grazia senza fine”.
Poesia dopo poesia, tante sono ancora le gioie e altrettanti i dolori, le sofferenze che incidono graffiando le pagine di un’anima che porta il colore del corallo: “Nel ripostiglio - ormai in disuso chiudo il mio spirito”.
Infine ‘il cuore tace’ e lascia spazio a parole scritte nelle emozioni: “Libertà sento - anche di mostrarmi piccola debole e fragile - da quando Lui - con lo sguardo più non mi abbaglia - e nel suo vezzo più non mi perdo”.

Mariella Debernardi